Stato di Guerra Perenne

Analizziamo i soli fatti di epoca relativamente recente. Gli Stati Uniti d’America entrano massicciamente in guerra su un territorio straniero per la prima volta durante la Grande Guerra, il Primo Conflitto Mondiale. Il 6 Aprile 1917 gli Stati Uniti d’America, sotto la guida del 28° Presidente, Thomas Woodrow Wilson, dichiarano guerra alla Germania. Entrano in gioco quasi alla fine del conflitto e solo perché vennero abbattute alcune navi civili e dopo che il ministro degli esteri tedesco Arthur Zimmermann, inviò un telegramma all’ambasciatore tedesco in Messico che avrebbe dovuto convincere il governo messicano ad invadere gli stati U.S.A. del sud. È solo a questo punto che gli Stati Uniti d’America, fino a quel momento neutrali, decidono di entrare in guerra contro la Germania; non per la democrazia o per la libertà o per spirito di giustizia, ma solo ed unicamente per difendere i propri interessi. Il fatto che il telegramma fosse stato intercettato e decifrato dal controspionaggio inglese, che aveva tutto l’interesse a trascinare gli U.S.A. nel conflitto europeo contro la Germania, gettò seri e fondati dubbi sull’autenticità dello stesso, dubbi nutriti dagli stessi statunitensi che ricevettero il telegramma decifrato dall’ambasciatore inglese il 23 febbraio 1917 consegnato direttamente nelle mani del presidente Wilson. Molto cauti gli Stati Uniti d’America attesero la confessione del ministro degli esteri tedesco, Zimmermann, che in ben due occasioni, il 3 ed il 29 marzo 1917 confermò sostanzialmente l’autenticità del documento. Solo dopo questa ennesima conferma gli Stati Uniti d’America dichiararono guerra alla Germania. Tuttavia dopo l’armistizio entrato in vigore l’11 novembre 1918, uno degli attori principali di questa vicenda, l’Impero Ottomano ne restò profondamente sconvolto, precipitando in una guerra civile, Guerra d’Indipendenza Turca, che coinvolse anche greci e francesi e che con il Trattato di Losanna del 24 luglio 1923 portò alla formazione dell’attuale Repubblica di Turchia. Il grande sconfitto di questa Prima Grande Guerra a cui presero parte gli Stati Uniti d’America ma dove i grandi protagonisti furono sicuramente Inglesi, Tedeschi, Austriaci, Ungheresi ed italiani, non furono l’Austria o la Germania, che dopo pochissimi anni riesplose come una super potenza con il miracolo tedesco nazionalsocialista, ma fu l’Impero Ottomano, uno degli Stati più estesi, ricchi e potenti multiculturali, multietnici e multilingue del mondo, che d’ora in avanti si disgregherà inesorabilmente destabilizzando tutto il Medio Oriente in uno stato crescente di disordini e di guerre locali sempre più estese e permanenti.

IMPERO_OTTOMANO

Questo smembramento ha inizio dai primi anni del 1900. L’impero Ottomano perde la Tunisia nel 1881 che diviene un protettorato francese; nel 1882 gli inglesi occupano la regione dell’Egitto che diviene un protettorato britannico nel 1914; nel 1911 le zone del nord della Libia che si affacciano sul mediterraneo, Tripolitania e Cirenaica, e la regione del Fezzan divengono colonie italiane. Quindi già alla vigilia della prima guerra mondiale l’Impero ottomano perde tutti i possedimenti ad ovest della penisola arabica, compresa la penisola del Sinai occupata dall’Egitto. Dopo la Prima Guerra Mondiale, con il Trattato di Sèvres del 10 agosto 1920, i possedimenti dell’Impero Ottomano ad est della Penisola del Sinai vengono smantellati ed assegnati dalla Società delle Nazioni prevalentemente a Francia ed Inghilterra, con piccoli possedimenti concessi all’Italia. Con la costituzione nel 1920 della Repubblica Democratica d’Armenia, con la costituzione nel 1923 della Repubblica di Turchia e con la suddivisione delle restanti aree in protettorati assegnati a Francia, come l’area geografica della Siria, e all’Inghilterra come le aree geografiche di Iraq e Transgiordania, di fatto ebbe inizio il vero e proprio smantellamento del Grande Impero Ottomano. Processo che tuttavia non si è ancora concluso. Se bene quindi dopo la prima e la seconda guerra mondiale i possedimenti europei mutano senza grandissimi cambiamenti, l’Impero Ottomano viene invece completamente disgregato, dai balcani al golfo persico. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Francia perde il suo dominio in Siria, grazie anche all’appoggio inglese, ed il 1 gennaio 1946 nasce la Repubblica Siriana; tre anni prima, 1943 anche il Libano aveva ottenuto l’indipendenza. In Iraq una labile monarchia appoggiata dagli inglesi riuscirà a resistere almeno fino al 1958 quando inizieranno a susseguirsi nella regione una serie di colpi di stato che nel 1979 porteranno al potere Saddam Hussein. Il 15 maggio 1948 le truppe britanniche si ritirano dai territori palestinesi divenuti Stato d’Israele, un altro frammento dell’Impero Ottomano che di fatto cessa di esistere. I popoli arabi, Egitto, Siria, Libano ed Iraq cercano di rimpossessarsi di quei territori ma l’intento fallisce ed iniziano una serie di guerre e di battaglie con disordini che si protraggono ancora oggi. Nonostante quindi il processo di disgregamento che vige in tutti i territori dell’ex Impero Ottomano, non mancano i tentativi di riunificazione, come quello portato avanti da Siria, Egitto e Yemen del nord nella Repubblica Araba Unita che ebbe tuttavia vita breve, dal 1958 al 1961, quando si disgregò per divergenze politiche. Un altro tentativo venne successivamente messo in campo da Gheddafi con una ipotetica Federazione delle Repubbliche Arabe che avrebbe dovuto coinvolgere Libia, Egitto e Siria, progetto che a causa di divergenze politiche non vedrà mai la luce, limitandosi ad una collaborazione che durò dal 1972 al 1977 quando la Siria, nel 1976, decise di prendere parte attivamente nella guerra civile libanese. La volontà di riunificazione dei popoli arabi è testimoniata da questi tentativi di collaborazione e della nascita il 22 marzo del 1945, ancor prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, della Lega Araba di cui fanno parte Arabia Saudita, Egitto, Transgiordania (oggi Giordania), Iraq, Libano, Siria e Yemen; vi aderirono poi anche altri stati del Maghreb.

LEGA_ARABA

Fanno parte della Lega Araba, (22) ventidue paesi:
Arabia Saudita (Fondatore dal 1945),
Egitto (Fondatore dal 1945 – Sospeso dal 1979 al 1989)
Giordania (Fondatore dal 1945)
Iraq (Fondatore dal 1945)
Libano (Fondatore dal 1945)
Siria (Fondatore dal 1945 – Sospeso dal 2011 per disordini)
Yemen (Fondatore dal 1945)
Libia (dal 1953 – Sospeso dal 2011 per disordini)
Sudan (dal 1956)
Marocco (dal 1958)
Tunisia (dal 1958)
Kuwait (dal 1961)
Algeria (dal 1962)
Emirati Arabi Uniti (dal 1971)
Bahrein (dal 1971)
Qatar (dal 1971)
Oman (dal 1971)
Mauritania (dal 1973)
Somalia (dal 1974)
Palestina (dal 1976 al 1988 – Oggi OLP)
Gibuti (dal 1977)
Comore (dal 1993)

https://it.wikipedia.org/wiki/Lega_araba#Stati_membri

Il ricordo dei turchi ottomani alle porte di Vienna è ancora troppo forte e forse è proprio questa coalizione a spaventare l’occidente, questo tentativo di riconquistare i vecchi possedimenti ottomani ed espanderli ulteriormente sotto la guida araba. La collaborazione di riunificazione di questi stati è ostacolata da continue crisi di carattere locale ed internazionale su una scala sempre più estesa. Senza rievocare nel dettaglio tutte le crisi che hanno interessato questi territori, dalla prima guerra del golfo, alla seconda guerra in Iraq, a quella in Afghanistan, basta vedere il disastro che si è consumato con le Primavere Arabe, che partendo dall’Egitto si sono poi estese a tutto il Maghreb, interessando anche Libia e Tunisia. Verrebbe quasi da pensare che questi popoli non siano in grado di dialogare pacificamente tra loro se non fosse per il fatto che in queste dispute vi è sempre un arbitro esterno, occidentale, inglese o statunitense, che alla fine finisce sempre per appoggiare uno dei due schieramenti. In epoca recente ritornano alla ribalta anche Francia e Germania, ed abbiamo ben visto il risultato del loro intervento in Libia nel 2011 in concerto con inglesi e statunitensi. Il processo di disgregazione dell’Impero Ottomano non è ancora ultimato dato che questo tenta di risorgere dalle sue ceneri, proprio come l‘Araba Fenice, ed è lecito pensare che tali disordini ed intromissioni “occidentali” nell’area non siano frutto di una volontà missionaria di donare pace e democrazia a queste popolazioni ma piuttosto un tentativo di divisione al fine di ostacolarne una più vasta riunificazione. Il processo di disgregazione infatti non è ancora terminato. Dopo le guerre jugoslave protratte per tutti gli anni ’90, in contemporanea alla prima guerra in Iraq, che hanno di fatto disgregato i balcani, oggi restano da smantellare gli ultimi baluardi di questo fantasma del passato, Turchia e Siria. Ma non sarà finita comunque poiché gli Stati Uniti d’America sono sempre pronti a costruirsi un nuovo nemico ed il prossimo potrebbe tranquillamente essere l’Iran. Ma è strano pensare che un nostro amico, un nostro alleato, possa essere di mite indole e pacifista, quando si azzuffa goffamente con mezzo mondo affermando di voler portare pace e libertà ovunque quando di fatto non fa altro che creare casini, disordini, guerre e morti. Ma andiamo a vedere nel dettaglio tutte le volte che gli Stati Uniti d’America, in epoca recente, sono entrati in conflitto con qualcuno:

1) Prima Guerra Mondiale (1917 – 1918)

2) Tra la fine dell’ottocento fino almeno al 1934 gli U.S.A. invasero militarmente Nicaragua, Panama, Honduras, Messico, Haiti e Repubblica Dominicana in una serie di conflitti nota come Guerra delle Banane.

3) Seconda Guerra Mondiale (1941 – 1945)

4) Guerra di Corea (1950 – 1953)

5) Guerra del Vietnam (1964 – 1975) con disordini importanti estesi a Laos e Cambogia.

6) Prima Guerra in Afghanistan (1979 – 1989) contro l’invasione dell’U.R.S.S. appoggiando i guerriglieri fornendo armi e supporto logistico.

7) Prima Guerra del Golfo (1990 – 1991)

8) Partecipazione alle Guerre Jugoslave (1991 – 2001)

9) Seconda Guerra in Afghanistan (2001 – in Corso)

9) Guerra in Iraq (2003 – 2011)

10) Guerra al terrorismo con contingenti militare dislocati in diversi paesi, Corno d’Africa, area del Maghreb, Yemen con la guerra civile, Pakistan e Filippine. Tutte le attività fanno parte della più ampia operazione denominata Enduring Freedom, in atto dal 2001 ed ancora in corso su molte aree.

Oggi, 16 Aprile 2018, data in cui sto scrivendo, l’area del Medio Oriente è tuttora destabilizzata e seriamente compromessa dall’ancora attivo conflitto Israelo-Palestinese; la zona del Maghreb è di fatto ingovernabile ed instabile interessata da conflitti armati e la crescente crisi che interessa la Turchia e la Siria rischia di degenerare in un conflitto tra Stati Uniti d’America e Russia che potrebbe interessare anche l’Iran. Quindi, di fatto, tutte le operazioni messe in atto dal 1918 ad oggi, ognuna con l’intento di ristabilire l’ordine e la pace, nelle zone del Nord Africa e nelle regioni del Medio Oriente dell’ex Impero Ottomano, hanno invece acuito ed esteso in maniera incontrollata i conflitti con la nascita ogni volta di nuovi e sempre più potenti gruppi terroristici e fazioni contrapposte tra loro sempre più frammentarie. Se bene si è sempre attenti alle azioni compiute dagli Stati Uniti d’America sarebbe bene ricordare che anche noi italiani abbiamo combattuto e preso parte, se pur minimamente, in conflitti quasi sempre etichettati come guerre combattute esclusivamente dagli Stati Uniti e dalla controparte. Di fatto però, un pò come nella politica, i conflitti non vengono combattuti da due sole parti, ma da coalizioni, ed è proprio dentro queste coalizioni che l’Italia è presente, spesso in numero esiguo ma sempre rilevante quando si parla di Guerra. Ecco perché trovo doveroso elencare tutti i teatri dove i nostri militari hanno operato o stanno ancora operando e mentre alcuni sono tristemente noti, come l’Iraq, l’Afghanistan o l’Area Balcanica, altri sono ignorati ed anche a me son sembrati a dir poco improbabili:

1) Somalia (Su mandato delle Nazioni Uniti dal 1950 al 1960)

2) Corea del Sud (Corpo Militare della Croce Rossa Italiana 1951 – 1954)

3) Egitto (Su mandato delle Nazioni Unite; missione UNEF … – …)

4) Siria, Israele, Libano, Egitto (Su mandato delle Nazioni Unite, missione UNTSO 1958 – 2006)

5) Laos (Su mandato delle Nazioni Unite, missione UNTSO-OGL 1959)

6) Repubblica Democratica del Congo (Su mandato delle Nazioni Unite dal 1959 al 1964)

7) Libano (Misisone Italcon di UNIFIL dal 1982 al 1984)

8) Somalia (dal 1983 al 1990. E su mandato delle Nazioni Unite, missione UNOSOM “Ibis” dal 1992 al 1995)

9) Iraq (missione NATO 1991)

10) Ruanda (Operazione Ippocampo 1994)

11) Albania ( Operazione Alba 1997)

12) Timor Est (Missione UNAMET su mandato delle Nazioni Unite dal 1999 al 2000)

13) Macedonia (… ? Operazione Amber Fox … ? “Fonte Incerta”)

14) Bosnia ed Erzegovina (… ? Missione SFOR/MSU … ? “Fonte Incerta”)

15) Iraq (Operazione Antica Babilonia dal 2003 al 2006)

16) Libano (Operazione Leonte dal 2006 – In CORSO)

17) Kosovo (Missione KFOR, dal 1999 – In CORSO)

18) Afghanistan (Missione ISAF, dal 2001 al 2014)

19) Somalia (su mandato dell’Unione Europea per addestramento forze armate locali 2010)

20) Libia (Operazione Odyssey Dawn 2011)

21) Afghanistan (Missione Sostegno Risoluto dal 2015 – In CORSO)

Purtroppo al giorno d’oggi per lanciare missili ed entrare in guerra non servono certezze, confessioni, come quella del Ministro degli Esteri tedesco Arthur Zimmermann che fu necessaria al presidente degli Stati Uniti d’America Thomas Woodrow Wilson per dichiarare guerra alla Germania nel 1917; no oggi bastano immagini di dubbia autenticità provenienti da internet, dalla rete, e si da fuoco alle micce, tralasciando ogni dialogo.

.: di Daniele Maura

Di seguito l’elenco dei militari italiani caduti all’estero. Fonte (Wikipedia)

https://it.wikipedia.org/wiki/Militari_italiani_caduti_in_missioni_all%27estero

Lascia un commento